venerdì 10 aprile 2009

Domande sul problem telling: pubblicato un estratto.

Che cos'è un problema? Come si fa a definirlo? Che cos'è il problem telling? A queste e ad altre tre domande cerca di dare una risposta il documento "Probemi: raccontarli o risolverli?" pubblicato nel Magazine di problemtelling.com. Si tratta di un estratto di Il problem telling in 25 domande e altrettante risposte in corso di pubblicazione. Metto a disposizione questo estratto per chi voglia conoscere più da vicino il Problem Telling, l'arte di narrare i problemi irresistibili. Ma anche per contribuire alla discussione per meglio delinearne i confini, le modalità di operare, i contributi che quest'arte può dare nel management dei problemi. Chi vuole, infatti, può discuterne sia scrivendomi sia partecipando alle discussioni del gruppo "Problem Telling" in Facebook.

E' il tempo di Pasqua quello che stiamo vivendo. Anche per i non credenti sia un tempo di Rinascita, specie dopo i due recenti crolli che ci sono stati: il crollo finanziario internazionale e il terremoto in Abruzzo. E' sin troppo evidente il bisogno di ripensare al nostro stile di vita in termini di solidità di relazioni, di costruzione di edifici e di economia. Il Problem Telling è accanto a tutti coloro che hanno la voglia e il bisogno di cambiare vita.

martedì 7 aprile 2009

La gestione delle emergenze

Come si gestisce un'emergenza? Come si affrontano i problemi di un'emergenza come il terremoto in Abruzzo? Che cosa fa un problem solver e/o un problem teller in situazioni come queste? Mi pare che un paragrafo del libro di Umberto Santucci Fai luce sulla chiave sia molto chiaro a riguardo. Perciò lo riporto qui per intero.

"Spesso gli eventi precipitano in modo tale che non si ha il tempo di applicare una qualsiasi metodologia per definire e risolvere i problemi. Di fronte all'emergenza non c'è tempo per analizzare la situazione, e si corre subito ai ripari con azioni tampone.

Le decisioni spesso devono essere molto rapide, e non hanno lo scopo di valutare le alternative per scegliere la migliore, ma di imboccare subito una strada che porta fuori dalla crisi.

Spesso si va per tentativi, e si cerca di agire subito sugli effetti senza risalire alle cause, e non si può fare altrimenti. Se una persona è caduta nell'acqua e non sa nuotare, la prima cosa da fare è tirarla fuori. In un secondo momento si può cercare di capire perché è caduta nell'acqua, o si può perfino insegnarle a nuotare. E' importante ricordarsi di aver adottato un intervento tampone, e di procedere all'analisi della situazione e alla corretta definizione del problema.

In caso contrario l'emergenza si ripresenterà in modo sempre più grave, costringendoci ad un continuo tamponamento che rimanda la vera soluzione del problema.

Se l'emergenza si ripresenta puntualmente e diventa la normalità, ovviamente non è più un'emergenza, ma una nuova condizione in cui ci si viene a trovare. Dunque modi e tempi vanno riprogettati per adattarsi alla mutata situazione. Spesso ci si trova in difficoltà perché si reagisce nello stesso modo a situazioni che sono cambiate. Un esempio classico è il traffico. Nelle grandi città, ma ormai anche nei paesi, c'è ormai da più di 30 anni, quindi non è emergenza, è normalità. Ma noi continuiamo a pensare di muoverci come se il traffico non ci fosse o fosse diverso. Se c'è il traffico dobbiamo cambiare noi, magari andando più lenti (in bicicletta) per arrivare prima.

Oggi sempre più ci troviamo ad operare in sistemi complessi e turbolenti. Se dovessimo decidere ed agire solo quando possediamo tutte le informazioni necessarie resteremmo paralizzati. Tom Peters propone di agire velocemente a costo di sbagliare, e di diventare capaci di gestire e superare l'errore. E' il concetto di failure management, che Peters compendia in tre parole: fail, forward, fast. Sbaglia, vai avanti, fa presto.

Spesso chi opera nelle organizzazioni fa il contrario. Per paura di sbagliare non fa e non decide nulla. Ma così poi le cose diventano urgenti e spesso ingovernabili".

Credo che le parole di Umberto ci consentano alcune rapide e utili indicazioni:

1. ricordarsi che si sta tamponando una situazione e quindi tornare appena possibile a fare interventi definitivi e strutturali;
2.i terremoti in Italia non dovrebbero più essere considerati emergenze, ma normalità: quasi tutta l'Italia è a rischio sismico;
3.se le previsioni del ricercatore Gianpaolo Giuliani non sono attendibili al 100% bisognava comunque dargli ascolto, di fronte a certi fenomeni aspettare o no di avere tutte le informazioni può fare la differenza.

Da buon Problem Teller agli amici dell'Abruzzo e a tutti coloro che hanno a cuore la loro sorte prometto che tornerò sull'argomento. Lo dobbiamo fare per il bene di tutti. Per capire qualche volta. Per imparare ad ascoltare la natura: anche lo Tsunami poteva fare meno vittime in Asia se se ne fossero ascoltati i segni. Un problem solver e un problem teller hanno sempre tutte le antenne ben drizzate e stanno sempre in ascolto. Speriamo di non assistere ora alla solita storia noiosa degli aiuti e delle ricostruzioni che mancano quando si spengono i riflettori. Ma di assistere invece a tante buone storie (problemi) da raccontare.

Intanto qualche link per seguire da le ultime notizie dall'Abruzzo: