martedì 29 novembre 2011

Come avere successo con le proprie passioni

SUCCESS @ 6PAR4 LAVAL.
Quante volte ci capita di avere delle passioni però di non riuscire a cavarci niente. Quante volte ci capita di abbandonarle proprio. Oppure di avere delle idee creative che però ci appaiono subito come fallimentari e finiamo con il gettarle via? Spesso capita che ci sentiamo addirittura privi di immaginazione, di fantasia. Ci sentiamo buoni a fare solo lavori seriali, di ripetizione perché in quelle occasioni in cui abbiamo provato a cambiare lavoro con un'idea nuova ed originale questa non si è rivelata buona e quindi inaffidabile per costruirci una carriera su. Anche a me è successo in più di un'occasione e il mio lavoro di attore e di formatore è spesso costellata da questa dinamica sempre in bilico tra successi (inferiori a quelli che vorrei) e disperazioni (che ogni tanto si presentano). Perché accade questo? Spesso, infatti, non riusciamo a risolvere questo o quel problema perché le idee che ci vengono, per quanto brillanti ci sembrano inefficaci. Il non riuscire ad affrontare i problemi può essere un problema in effetti. Fermo restando che prima di tutto un problema va ben definito con l'aiuto del problem setting oggi voglio parlarvi di tre passi che possiamo fare per fare delle nostre passioni un successo. Una nostra passione è foriera di obiettivi  ma anche di problemi.Gli obiettivi sono però distinti dai problemi perché sono delle mete mentre i problemi sono gli ostacoli da superare per raggiungerle. Ecco tre grandi suggerimenti, con alcune mie considerazioni, che sintetizzo da un bel post, in inglese, di Scott Dinsmore.


  1. Separa la fase creativa da quella critica. Nella fase iniziale di un'idea basarsi solo sulla creatività, spegnere proprio ogni voce critica e contraria. Lavorare solo di immaginazione, di fantasia, di entusiasmo. La valutazione dei costi e dei benefici va fatta solo dopo un po' di giorni, una settimana o ancora di più. In questo modo riusciremo ad avere delle idee fuori dal comune che il nostro spirito critico può soffocare sul nascere. Le idee che poi resisteranno all'analisi realistica magari sono davvero robuste e buone. Nella fase di ideazione può aiutarci molto il pensiero laterale.
  2. Sii l'esperto che già sei. Noi siamo già esperti di qualcosa solo perché l'amiamo. E' un'affettazione spesso l'idea che per diventare esperti di qualcosa servano anni di training ed esperienza. Un vero esperto di qualcosa è colui che sa apprendere dall'esperienza, che ha capito come apprendere in modo significativo, non colui che si incaponisce su qualcosa per decenni senza venirne a capo.
  3. Fai l'impossibile. Quante volte succede che pensiamo che qualcosa sia impossibile e poi invece arriva qualcuno e la fa? Prima del 1954 si riteneva impossibile per gli esseri umani correre in meno di quattro minuti un miglio. Poi arrivò Roger Bannister e questo divenne possibile. Tanto che dopo di lui altri sedici atleti hanno fatto ancora meglio. Il segreto è di circondarsi di persone che vivono già delle nostre stesse passioni e che ci mostrano che qualcosa è possibile. Io, per esempio, non pensavo che fosse possibile realizzare un intero spettacolo teatrale senza testo, senza canovaccio persino, senza personaggi, senza regia. Eppure da quando ho conosciuto i Match d'improvvisazione teatrale so che è possibile e come me altri che hanno dato vita ad altri spettacoli d'improvvisazione teatrale.


In realtà non riusciamo a monetizzare le nostre passioni non perché ci manchino:


  • abilità;
  • credenziali;
  • esperienze.
Ma perché, invece, ci mancano:
  • creatività;
  • coraggio.
E tu, in che modo hai tentato di avere successo con le tue passioni?

mercoledì 9 novembre 2011

Il Problem Telling su Google+

Da oggi, 9 novembre 2011, trovi il Problem Telling in una pagina di Google+. Potrai così seguire i post, le discussioni, le segnalazioni di questo blog anche attraverso il social network di casa google. Se non lo hai ancora fatto ti consiglio di iscriverti e di iniziare pian piano a creare le tue cerchie. Dopo la pagina fan su Facebook e gli aggiornamenti su Scoop, ho deciso di creare questa nuova pagina per dare più possibilità di seguire quest'arte che ti aiuterà ad approfittare dei problemi, ad imparare a raccontarli per meglio risolverli, a trovare chi vorrà condividerli con te. Per quanto riguarda i contenuti a volte capiterà che un nuovo contributo sarà presente in ciascuna di queste pagine mentre altre volte si tratterà di contenuti diversificati e mirati. Quindi di conviene seguire il Problem Telling in tutte e tre le forme segnalate. Approfitta dunque delle notevoli possibilità che il web 2.0 ti mette a disposizione e partecipa anche tu esponendo i tuoi problemi, leggendo quelli degli altri, imparando a usare gli strumenti migliori per affrontarli. Buon lavoro.
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mercoledì 28 settembre 2011

Il Problem Telling fa Scoop

Schermata del nuovo topic su Scoop.it
Il Probel Telling fa Scoop.it. Da oggi, 28 settembre 2011, è infatti presente come nuovo topic di questa piattaforma a disposizione di esperti in diversi campi per la rapida condivisione di contenuti, link, video, ecc. Segnatevi l'indirizzo www.scoop.it/t/problem-telling perché vi troverete aggiornamenti quotidiani (o quasi) relativi al problem solving, allo storytelling, al pensiero laterale. Ricordo infatti a chi segue da meno tempo il blog che il Problem Telling è l'arte di affrontare i problemi trasformandoli in storie interessanti da condividere, partendo dalle basi del problem solving. Per farvi un'idea più precisa leggete la breve pagina dedicata a questa arte. Vi sollecito ad abbonarvi ai feed rss del topic e a diventarne sottoscrittori cliccando su "Follow", in modo da ricevere gli aggiornamenti via email. Se volete condividere qualcuno dei contenuti che vi troverete ci sono a vostra disposizione le opzioni di condivisione sui principali social network. Vi invito anche a sottoscrivere questi altri topic:


Dopo un po' di tempo che avete esplorato questi e altri topic invito ciascuno di voi ad aprire un suo topic. Questo video qui di seguito vi spiega come funziona. Buon Scoop a tutti.

venerdì 23 settembre 2011

Moby Dick e il problem solving

In questo periodo ho avuto la fortuna di leggere il Moby Dick di Herman Melville e di partecipare come assistente alla regia del Moby Dick di Francesco Niccolini diretto da Enzo Toma. Ho quindi maturato alcune riflessioni in chiave di problem solving che vi propongo. Buona lettura.


Per Achab, il capitano del veliero che dà la caccia a Moby Dick, la balena è un muro da superare. Un ostacolo grave, che lo schiaccia, ma che lui sa di poter affrontare, sebbene corra il pericolo di morire nel farlo. Moby Dick gli ha divorato la gamba in una battuta di caccia precedente. Non lo ha lasciato solo mutilato, ma è come se lo avesse rinchiuso in una prigione dalla quale vuole evadere, visto il suo grande desiderio di libertà. La follia del capitano non è tanto di cercare questo capodoglio in tutti i mari del mondo, ma nel coinvolgere nell'impresa tutto l'equipaggio del Pequod. Sa che c'è una soluzione che coincide con la morte del cetaceo per mano di un rampone che lui stesso forgia. Lo smaciullamento del suo arto lo pone in una nuova condizione di vita. I problemi che deve affrontare sono:

  • come fare a ritrovare Moby Dick?
  • come mettere insieme la nave, le attrezzature, l'equipaggio giusto?
  • come finanziare l'impresa?
E riesce nel suo intento perché risponde alle tre domande. A quel punto l'incontro con il leviatano non solo non è impossibile ma diventa a portata di mano. 

Una mente folle la sua, ma l'impostazione dei problemi è lucida e corretta. Straordinaria anche la sua perseveranza. Dimostra anche grandi doti da leader e abilità retorica nell'arringare i suoi. Da non sottovalutare il suo senso pratico quando promette un doblone d'oro a chi per primo scorgerà il mostro a cui dà la caccia per i mari del mondo. Infine non nasconde a nessuno il suo intento, l'uccisione della balena bianca, anzi lo racconta a tempo debito, come sa fare il buon problem teller, sebbene sappia ammantarlo sotto la generale impresa della caccia alle balene, almeno all'inizio.

La fine della sua caccia e catastrofica per sé e per i suoi uomini. L'intelligenza e la forza di Moby Dick hanno la meglio sulla pur diabolica determinazione del capitano di Nantucket.  Il confronto tra i due, nelle tre giornate di caccia, è impietoso. La lancia di Achab viene sfondata per due volte e in una di queste lui viene scaraventato in mare per molto tempo e la sua gamba di avorio viene distrutta tanto che il carpentiere ne deve realizzare una nuova. Eppure Achab non rinuncia a cercare di ramponare il capodoglio sino all'atto finale. 

Due ostinazioni si confrontano: quella di Moby Dick e quella di Achab. Tra i due il savio Starbuck che implora il capitano di far ritorno a casa. Nella sua fine, però, il capitano si sente solo interprete del fato, del destino. Fino a quel momento conduce da abile problem solver ogni difficoltà, ogni problema. In questo è maestro di lucidità e ostinazione. Attraverso questo personaggio, l'equipaggio e il capodoglio Melville ci racconta tutto il mondo della baleneria in un vero e proprio trattato romanzato. Non trascura niente. Compie un vero e proprio viaggio della conoscenza la cui più importante articolazione non è però davvero la caccia alle balene. E' nella conoscenza di se stessi e della propria morte che Melville viaggia veramente. In questo dà una magistrale lezione all'aspirante problem teller: conoscere se stessi e propri limiti nel saper maneggiare con estrema competenza il proprio campo di lavoro, di attività.

Su questo stesso argomento puoi leggere anche il post Il Transatlantico e Moby Dick.