Encho non osò affrontare subito questa prova. Chiese un po' di tempo per studiare. Dopo parecchi mesi andò da Yamaoka e disse: «Ti prego, dammi la possibilità di raccontarti la favola».
«Un altro giorno» rispose Yamaoka.
Encho restò molto deluso. Continuò a studiare e provò di nuovo. Yamaoka lo rimandò indietro molte volte. Quando Encho cominciava a parlare, Yamaoka lo interrompeva dicendo: «Non sei ancora come mia madre».
Encho impiegò cinque anni per riuscire a raccontare la favola a Yamaoka come gliel'aveva raccontata sua madre.
(Photo credit: k.Akagami)
Questa storia zen è tratta da fiordacqua e ci introduce il Problem Telling, che è l'arte di trasformare i problemi in narrazioni interessanti. Molti quando hanno un problema corrono a raccontarlo ai familiari o al vicino o agli amici. Altri riempiono la propria bacheca in Facebook per farlo. Altri ancora vanno in televisione a parlarne. Perché, si dice, quando c'è un problema non bisogna tenerselo dentro ma esprimerlo. Le possibilità odierne di raccontare i problemi sono davvero tante e passiamo molto tempo a farlo: metà del nostro tempo all'incirca è dedicato alla discussione di questo o quel problema sul lavoro, a casa, con gli amici. Questi ultimi a volte sono contenti di partecipare alla discussione di uno o più problemi ma molte altre volte o sono scocciati o non hanno tempo di discuterli. Ma il raccontare i problemi (più che l'ascoltarli) o l'agitarli è una delle attività preminenti dei mass media così come degli utenti dell'internet.
Ma davvero la prima cosa da fare quando ci capità un problema è raccontarlo? La risposta è si e no. Si perché questo ci aiuta a definirlo il problema, che è il primo grande passo da fare. No perché la maggior parte delle volte non sappiamo raccontarli i problemi, non sappiamo nemmeno bene cosa siano, li confondiamo con le condizioni o con gli obbiettivi o con falsi problemi e altro ancora. Possiamo allora raccontare i problemi a patto di imparare a raccontarli. E i talk show non aiutano in questo, come nemmeno, purtroppo, tante discussioni. Encho, pur essendo un cantastorie, uno storyteller professionista ha bisogno di studio, di tempo e di prove prima di riuscire a raccontare una storia nel modo semplice così come raccontava storie la madre di Yamaoka. Si badi bene che storia e problema sono due termini intercambiabili: ogni storia è un problema e ogni problema è una storia. Pensiamo a Romeo e Giulietta: senza il problema dell'opposizione delle rispettive famiglie al matrimonio dove sarebbe la storia? Il problem telling è l'arte che viene in soccorso all'inizio del nostro problema per definirlo e presentarlo a se stessi e agli altri (e sdrammatizzarlo). Ma ci aiuta soprattutto alla fine, quando il nostro problema, a questo punto reso interessante, va "venduto" a tutti coloro che devono mettere i soldi in un progetto, coloro che devono portarlo a termine, quelli che devono prendere una decisione in proposito. E qui il problem telling dà il meglio di sé fornendo prassi e strumenti per fare del nostro problema qualcosa di verosimile, seducente, convincente. Pensiamo a quanto bello, magnifico, seducente dovesse apparire l'enorme cavallo di legno lasciato da Ulisse sulla spiaggia. E' con esso che i greci risolsero il problema dell'assedio di Troia una volta per tutte.
(immagine: La processione del cavallo di Troia in un dipinto di Tiepolo)
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