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A Chiara piacevano tutt'e due. E ad entrambi, Gian Maria e Antoine, piaceva Chiara. Lei, però, non sapeva decidersi. Una sera fissavano tutti e tre le stelle supini su una terrazza. "Darò un bacio a chi saprà riconoscere più costellazioni tra tutte queste stelle" esclamò Chiara. A Gian Maria non parve vero perché, da grande astrofilo quale era, avrebbe avuto partita vinta con troppa facilità. Perciò senza esitare cominciò a dire: "La vedi quella A allungata? E' la costellazione della principessa Andromeda. E' quel quadrilatero di stelle? E' Ercole. Quella grande W, invece, è Cassiopea..." e continuò così elencando tutte le costellazioni che scorgeva anche perché le conosceva tutte. Antoine stette ad ascoltarlo e per la prima volta anche lui ebbe modo di riconoscere costellazioni di cui aveva sentito parlare ma che non era in grado di individuare. Perciò per lui non c'erano speranze di ricevere il bacio di Chiara. Lei però si voltò verso di lui e gli chiese: "E tu, non mi indichi nessuna costellazione?". "Certo che sì" rispose Antoine. "Vedi quelle stelle che formano come un cavallo con il muso, la coda e le zampe e una figura sopra con una gonna? E' la costellazione della principessa Sissi. E quelle altre stelle che formano come una canna da pesca che hanno arpionato una forma che ricorda un cappello? E' il cappello di Franz. E quelle altre stelle a forma di bouquet, sono i fiori offerti a Sissi...". A Chiara cominciarono a brillare gli occhi quando Gian Maria li interruppe: "Ok, abbiamo capito che sei bravo ad inventarti le costellazioni. Ma il bacio spetta a me che ho riconosciuto più costellazioni di te Antoine". Ma non aveva ancora finito di parlare che Chiara aveva iniziato a baciare proprio Antoine. Poi si voltò verso Gian Maria e gli disse: "Ti sbagli, ha vinto lui perché ascoltandoti ha imparato le costellazioni che sai riconoscere tu, poi ne ha aggiunto altre che si è inventato collegando le stelle come meglio credeva".
Più sai meno conosci dice il Tao. Più nozioni si hanno, più è cristallizzata la nostra conoscenza. Più cose sappiamo e meno siamo in grado di risolvere un problema. Più sappiamo invece collegare i dati a disposizione in un modo insolito e fino ad allora sconosciuto più possibilità abbiamo di venire a capo di faccende che all'inizio sembrano incomprensibili. I test scolastici di questi giorni per le ammissioni alle varie facoltà a numero chiuso sono però purtroppo ispirati da una logica nozionistica. Non tutti per fortuna. Al San Raffaele di Milano hanno fatto una scelta diversa. Per accedere alla facoltà di Medicina e Chirurgia hanno privilegiato il problem solving. In che modo? Su 100 domande:
- 50 riguardavano la logica;
- 10 domande la soluzione di problemi in ambito biologico;
- 10 in ambito matematico;
- 10 in fisica;
- 10 in chimica;
- 10 la cultura generale.
Una bella e coraggiosa scelta che speriamo sia seguita da altri atenei al più presto. Ma si tratta di un primo passo perché il successivo e definitivo è l'abbandono dei test che in realtà non funzionano. "I test che richiedono esclusivamente di possedere delle capacità di memoria o di riconoscimento possono essere adatti per valutare l'apprendimento meccanico ma non possono verificare in che modo e fino a che punto le strutture concettuali sono state create o modificate dallo studente" scrive Joseph Novak in L'apprendimento significativo (Erickson). E queste capacità si possono sviluppare e verificare soltanto attraverso le mappe concettuali.
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